Il divorzio tra la Virtus e Sergio Scariolo si è consumato oggi alle 10.56, con il comunicato inviato mentre la squadra si accingeva a partire per Monaco. Poche righe per sollevarlo dall’incarico, con l’accusa di aver minato la serenità e l’entusiasmo dell’ambiente virtussino con le dichiarazioni di mercoledì, seguito di quelle di giugno.
La decisione era nell’aria già ieri pomeriggio, con i report dall’Arcoveggio che davano Massimo Zanetti profondamente infastidito dalle dichiarazioni di Scariolo del giorno prima. In serata la situazione sembrava rientrata, per poi precipitare irrimediabilmente questa mattina.

Scariolo lascia la Virtus dopo due anni decisamente diversi tra loro, sia dal punto di vista dei risultati che della stima reciproca con la proprietà. Ottimo il primo, con la vittoria dell’Eurocup, il ritorno in Eurolega e l’entusiasmo di una società che lo ha accontentato in tutto anche in corso d’opera, con gli acquisti di Hackett e Shengelia che furono decisivi.
Un po’ meno il secondo, in cui c’è stato sì l’atteso ritorno in Eurolega, ma i risultati non sono stati quelli sperati dalla proprietà e dichiarati a inizio stagione. In campionato si è arrivati a gara 7 con Milano, ma comunque non si è vinto nulla, nemmeno la Coppa Italia che dopo la precoce eliminazione di Milano era assolutamente alla portata. Nel frattempo, i rapporti tra Scariolo e la proprietà si sono lentamente consumati in uno stillicidio di dichiarazioni in cui il tecnico chiedeva rinforzi - a fronte dei numerosi infortuni - praticamente a ogni conferenza stampa da ottobre a maggio, ma dal mercato non arrivava nessuno, nemmeno quel Polonara tanto desiderato e arrivato invece solo in estate, e che - ironia della sorte - Scariolo non allenerà mai.
Con la conferenza di giugno, Scariolo aveva anticipato la società nel dichiarare il nuovo scenario enomico (e la cosa non è stata gradita) e annunciato di fatto che sarebbe rimasto in virtù del contratto - essendo fallite opportunità superiori come Toronto e Real Madrid - con quella di mercoledì il tecnico ha dato a società e proprietà la responsabilità del roster costruito e dell’esclusione di Lundberg. Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un rapporto già logoro.

Per i meno giovani, la situazione odierna ricorda moltissimo quella tra Charlie Recalcati e la Fortitudo nel 2001. Dopo settimane di dubbi - e sondaggi con altri coach - Recalcati fu confermato in virtù del suo ricco contratto, ma in conferenza stampa fu parecchio critico con la società, e venne immediatamente esonerato a favore di Matteo Boniciolli.

Quello che si può dire è che se la frattura era inevitabile - e così pare di capire, contratto blindatissimo o meno - è meglio che si sia consumata prima dell’inizio della stagione, piuttosto che alla prima serie di due sconfitte in fila. Allora in Fortitudo così come adesso in Virtus.

Anche se - dal punto di vista economico - la Segafredo si trova nella non facile situazione di avere una fetta consistente del proprio budget (già ridotto rispetto all'anno scorso) destinata a un allenatore che non allena e a un giocatore che non gioca, a meno che nel nuovo scenario tecnico - naturalmente - non cambino le cose.

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