Mario Boni è stato sentito da Fabrizio Fabbri per il Corriere dello Sport, sulle recenti grandi prove di giocatori "vecchietti". Un estratto dell'intervista.

"Non ci vedo nulla di strano, perché ricordo bene quello che sono stato io. Immagino che nella testa i pensieri sono, allora come oggi, gli stessi. A 30 anni non sei vecchio e non lo sei nemmeno a 40. Cambia magari il tuo modo di giocare la pallacanestro. Prendiamo Belinelli ad esempio: riavvolgendo il nastro della sua carriera lo si vede giocare molto in situazioni di pick and roll. Oggi ha aggiornato il suo campionario e la soluzione migliore per sfruttare le sue grandi doti offensive è quello di uscire dai blocchi e far partire il suo tiro micidiale. È questione di attenzione ai particolari. Anche Hines è meno esplosivo del passato, ma non per questo meno utile. Sta agli allenatori di mettere i vecchietti terribili nelle migliori condizioni per fare al meglio le cose che li esaltano. Cinciarini gioca a testa alta e dà via assist ora come ieri.

La carta di identità è uno stato d'animo


La carta d'identità non è altro che uno stato d'animo. Certo se alcuni coach pensano di allenare chi non è più giovanissimo come uno degli juniores, commettono un errore madornale. Logan o Belinelli non puoi spremerli in difesa nella prima parte di una partita. Ma se chiedi loro di fare una grande azione in quella metà campo a fine gara loro, lo faranno. E bene.
 

No ai pensionamenti a tavolino

I pensionamenti studiati a tavolino dai coach non mi convincono. Ancora sto qui a chiedermi perché Belinelli per Scariolo fosse diventato quasi un peso, e non riesco a darmi una risposta. Certamente con Banchi è un'altra musica. Si vede anche da come Marco si è riappropriato della leadership della Segafredo"
 

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