(Foto Mauro Donati)
(Foto Mauro Donati)

Settimo sigillo, usando metafore talmente trite e ritrite da imbarazzare anche chi scrive. Ma almeno stavolta la vittoria non è arrivata per strade già utilizzate, così da dare a tutti una trama differente e qualcosa di differente da raccontare. Grazie a Piacenza, che non si è spaventata davanti al pedigree fortitudino, la partita è stata tra le migliori, esteticamente parlando (almeno se vi piace la pallacanestro) e il finale con un bel po’ di pathos: Sabatini ha cercato la soluzione personale, eccedendo – ma non è nuovo, in carriera, a tiri ignoranti vincenti – e lasciando la vittoria sul piatto fortitudino. Bene, avanti così.

Per una squadra che nelle ultime ha mostrato più attacco che difesa, se vogliamo, dovendo ieri snaturare un po’ le sue abitudini e tirando quindi tanto (bene) da 3 ma, soprattutto, soffrendo dietro: bene la zona, meno bene a uomo, e sarà da vedere se è stato un caso o semplicemente il logorio della squadra moderna, che ne porta 4 sopra i 34’ (Aradori 37’, e in settimana non si era nemmeno allenato al meglio) e, per forza di cose, non si possono pretendere straordinari sia davanti che dietro. Alla fine evviva i rimbalzi e lo sdeng finale, e forte considerazione di Caja: guai a considerare questa Effe una pretendente per la promozione. Ma se non si considera tale una squadra che è 7-0, chi dovrebbe esserlo?


Just like heaven – Aradori mette 8 triple, e se è questo si può guardare con meno occhio storto la sofferenza dietro. Freeman poco ci mancasse che a fine gara pulisse il parquet, idem per Ogden. E’ tutto molto bello, direbbe Bruno Pizzul.

 

Disintegration – E’ evidente che c’è un problema. A fine gara Caja ribadisce per l’ennesima volta che la panca è questa, e che gli stessi Giordano, Morgillo e Conti potrebbero andare da lui e dirgli siamo questi, cosa vuoi da noi? Vero, come vero sia che di impatto ne danno poco (Morgillo in calo dopo il buon inizio) che di indulgenza, nei loro confronti, proprio non ce n’è. Si vince, però qualcosa qui non funziona. Come non funziona il Paladozza, almeno per chi ci deve lavorare: la Virtus lo aveva già fatto notare in un video qualche tempo fa, ora in sala stampa sono spariti sia i panchetti – si lavorerà sdraiati per terra, cosa vuoi – che le luci, così che Caja parla in una atmosfera molto romantica ma, forse, non funzionale. Non è colpa delle società, ma non è cosa.

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