Iffe Lundberg è stato intervistato da Andrea Tosi sulla Gazzetta dello Sport.
Un estratto delle sue parole.

Quando sono uscito di squadra ho continuato a lavorare e a credere in me stesso perché so quello che posso dare in campo. Poi ho trovato un coach e dei compagni che credono nelle mie qualità. Ora sono felice di essere in questa Virtus. Siamo un bel gruppo, umile e ambizioso al tempo stesso. Avevo solo bisogno di un'opportunità per rimettermi in gioco. Quando mi è stata concessa, l'ho sfruttata bene.

Come spiega la sua metamorfosi?

Nulla di speciale, ho sempre giocato così. E non devo dimostrare nulla a nessuno. La zona Lundberg? E' in quel momento della gara che sento entrare in me tutto il ritmo positivo della partita. E quando sono caldo non ho paura di assumermi la responsabilità in attacco.

L'istinto non mi manca.Ho iniziato a giocare a 5 anni a Copenaghen, seguendo le orme di mio fratello. Ma non mi considero uno specialista o un creativo per quello che faccio. Sono le situazioni di gioco che mi spingono a quelle giocate.

Obettivi

Siamo in corsa su tre fronti e sento che possiamo conquistare più trofei. Vincere l'Eurolega sarebbe il massimo perché è il titolo che cambia lo status della squadra e di tutti i giocatori.

Come vive Basket City? 

È il posto migliore per chi fa il mio mestiere. Qui c'è passione, competenza, calore. L'energia che infondono i tifosi della Virtus è straordinaria. Noi vogliamo vincere tanto per loro.

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