GARA 4 MILANO-FORTITUDO, IL PREPARTITA
Due a uno, e gli amanti delle cabale e dei corsi/ricorsi storici si dividono: da un lato, quelli che tirano sospiro di sollievo davanti al disallineamento dalla sequenza 1996; dall’altro quelli che, come Gianluca Basile, vedono il rischio di finire come la Benetton, avanti 2-1 con doppia vittoria casalinga prima di essere bollita in gara 5. Intanto, però, la Fortitudo ha raggiunto quota due.
Storia dei match point, per rinfrancar lo spirito tra una partita e l’altra. La F ne ha dovuti affrontare sette (due in casa, cinque fuori), non riuscendo mai a ribattere. A favore ne ha avuti invece cinque, uno in casa e quattro fuori. I primi due furono, entrambi al Palaverde, nel 1997: nell’insolita serie fuori-casa-casa-fuori-fuori, la Teamsystem si presentò in gara 4 esterna forte di un 2-1 ottenuto con la conservazione del fattore campo: sarebbero stati prima i ferri di Myers e Murdock poi, il giorno successivo, la scippata di Bonora e la tripla di Pittis, a ribaltare il tutto. Sarebbe rimasto impresso negli occhi il losing effort di Carlton, ma la tripla del suo punto numero 41 arrivò a inondazione di trevigiani festanti già in atto.
Del 1998, tutto è rimasto non solo nella memoria collettiva dell’italbasket, ma anche forse della cultura bolognese. Dopo tre partite con solo vittorie esterne, erano già pronte le campane per festeggiare lo scudetto Fortitudo. Con tanto di tifosi Virtus semirassegnati a cartellonare “farete la fine di Caserta”. Bingo, anzi no: vantaggio F tritato, sorpasso bianconero e tripla acrobatica di Wilkins che gira ed esce. Poi, su gara 5, non c’è nulla che non sia stato detto. Ne è stato fatto anche il titolo di una trasmissione televisiva.
Meglio andò nel 2000: ribaltato in gara uno al Paladozza (che era all’esordio, come campo di casa di finali Fortitudo), l’equipaggio di Recalcati rialzò la testa, sbancò Villorba, fece 2-1 e andò a prendersi il tricolore in terra veneta. Unico matchpoint concretizzato.
Poi, nei successivi arrembaggi, mai la F era riuscita ad ergersi a quota due vittorie. Ci riesce in questa occasione, ripetendo il copione della prima gara. Strano il destino delle finali, con l’inerzia che gira come trottola, certezze che svaniscono e nuove che ne sorgono: a leggere i prepartita di ieri, sembrava un tripudio di milanesità, con ancora negli occhi il giubilo del Forum davanti a Calabria, Blair e Djordjevic. Oggi il cielo pare capovolto, con Rombaldoni quasi MVP del match, prima dell’eruzione di Basile, e dopo tante serate di quaresima, di ramadan, come la volete descrivere voi.
Adesso si torna ad Assago, con la consapevolezza di essere ad un passo dal Paradiso che dovrà, per forza di cose, sopravanzare l’idea di avere una successiva rete di protezione nel caso di pareggio Armani Jeans. Treviso, avendo forse inconsciamente ragionato in questo modo, ora è in ferie, e la storia Fortitudo è talmente piena di occasioni sprecate da dover affrontare la trasferta con il sangue negli occhi fin dalla salita in pullman. Il piano di battaglia lo ha espresso il Capitano, ieri, mentre i microfoni sorgevano sotto il suo mento come funghi autunnali nel sottobosco: correre, evitare di farsi cuocere a fuoco lento, e limitare le palle perse. La Climamio ci è riuscita, in un ultimo quarto martedì da zero furti subiti nell’ultimo quarto. Poi non sarà sempre bottino a rimbalzo come nel primo tempo ma, intanto, aver riscoperto che la tessera di giocatore apposta nel taschino di Rombaldoni non è una fotocopia fasulla, è una iniezione di fiducia per il giocatore quanto di ossigeno per le rotazioni. Nell’attesa di ritrovare la mira di Smodis (9/24 nella serie), e cercando di ritrovare la difesa che non sempre, nel momento magico milanese, è stata immune da colpe, Repesa sa di avere in mano l’occasione che il popolo Fortitudo aspetta da cinque anni.