(foto Virtus Pallacanestro Bologna)
(foto Virtus Pallacanestro Bologna)

Marco Belinelli è stato sentito da Lorenzo Cascini per la Gazzetta dello Sport. Un estratto dell'intervista.

"Penso che un giocatore debba anche essere consapevole del suo stato fisico e mentale. Io ho dato tutto me stesso, amando alla follia questo sport. Avevo dolori e pensavo fosse arrivato il momento di dire basta. Il basket non mi manca, almeno per ora. Poi, quando la stagione entrerà nel vivo, magari, ci sarà un po' di nostalgia. Ma per adesso no, ci crede se le dico che non ho più preso in mano un pallone? Penso a godermi la famiglia, non mi viene voglia di andare a giocare. Un finale migliore? Sinceramente no, è stato stupendo oltre ogni sogno. Mi brillano gli occhi solo a parlarne. Festeggiare con le mie figlie e mia moglie, tra la mia gente, non ha prezzo.

L'NBA? La consapevolezza vera di essere competitivo l'ho avuta quando sono andato agli Homets. Prima avevo fatto un po' fatica. E c'era tanta gente che criticava. "Non sa difendere", "non è da NBA" e così via. Credo di averli zittiti un po' tutti con il tempo. C'era Bargnani che era al top e Gallinari, talento in ascesa. E poi e'ero io, quello che non c'entrava niente. E dopo i primi due anni difficili in molti non mi consideravano all'altezza. Le critiche, però, mi hanno spinto a fare meglio.

L'abnegazione? Penso sia stata quella la chiave. Non so se è più importante in generale, io parlo per me. Sono migliorato molto nel tempo, ma sono stato prima di tutto un gran lavoratore. Credo che la mia voglia di dimostrare il mio valore abbia fatto la differenza"

 

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