Aleksandar Djordjevic è stato ospite di LBATV. Le sue parole

"Finita la carriera da giocatore non ero certo che sarei diventato allenatore, perchè oltre al basket c'era anche la sofferenza per gli infortuni e il tanto giocato. Ho cercato altri percorsi, altre cose nella vita, sono stato vicino alla mia famiglia e sono stato un padre presente verso le mie bambine, godendomi questi anni. Guardavo le partite da fuori, indipendentemente dal livello, senza emozioni forti: ero un semplice spettatore che dopo la partita andava a mangiare. Ma ogni volta, mettendo il piede sul parquet, mi veniva qualcosa dentro, la sensazione che quello fosse il mio posto. E allora mi sono arreso a questa passione per il basket, all'idea di dover ridare indietro le mie conoscenze a questo ambiente e cercare di avere come allenatore le stesse ambizioni da giocatore.
Io dico sempre ai giocatori che non devono imbrogliare la professione, e quindi dare sempre il 100%, ed è il minimo dato che questa vita l'hanno scelta loro. Si possono fare errori, ma si deve stare sempre in campo con il sorriso, l'idea di essere al posto giusto come lo ero io. Ovvero un giocatore ma anche una persona che trasmetteva qualcosa, in particolare la 'gioia', perchè spesso dimentichiamo la componente ludica del gioco.
Le sconfitte? Ci sono quelle in cui dici complimenti agli altri, altre in cui vedi che sei tu che non sei andato bene, e allora devi reagire.
Io ho avuto la fortuna di essere allenatori da cui ho provato ad imparare tanto. Senza fare ordini, penso a Ivkovic, Obradovic, D'Antoni, Scariolo e tanti altri, Cosic che mi portò in Nazionale a 19 anni.. grandi personaggi oltre che grandi allenatori. Uno con cui ora parlo spesso è Tanjevic, che non mi ha mai allenato ma lo sento molto vicino. Così anche mio padre, allenatore di una certa esperienza.
Alla nostra epoca c'era la Lituania di Sabonis e compagni, e la Jugoslavia con Divac, Paspalj, Bodiroga, Rebraca.. o la Croazia. C'erano avversari anche come Galis, San Epifanio, o tanti altri che ho visto. Gli stessi americani, non faccio elenchi pere non fare torto a nessuno. Ho avuto fortuna di passare anche qualche mese in NBA, qualcosa che mi ha lasciato tanto e a questi grandi giocatori mi ispiro.
Penso di essere una persona piacevole, un buon interlocutore. Sono un padre premuroso, legato e grato alla mia famiglia, ai miei genitori e a tutti quelli che mi sono stati vicino. Sono una persona che sa dire grazie per quello che ha ricevuto, e ho ricevuto tanto"

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