DOMENICA INIZIA IL CAMPIONATO DI A2, LA PRESENTAZIONE
La ripartenza dopo l’estate è qualcosa che allupa sempre, perché è bello rivedere le proprie squadre in campo, ritrovare i giocatori rimasti e conoscere quelli nuovi. Bla bla, ma che si capisca bene che, alla fine, vanno bene tutte le partite di precampionato, vanno bene gli incontri con i tifosi e tutto il resto. Ma la palla a due con i punti in palio, ecco, trasformano tutto il precedente ambaradan in una bambola gonfiabile davanti, insomma, a qualcosa in carne ed ossa.
Lunedì c’è stata la presentazione del campionato di serie A. Nuovo logo (bruttino forte, se si può dire), baci e abbracci. E, per la prima volta dai tempi in cui Naismith si chiedeva cosa fare di quei cestini di mele, nessuna squadra di Bologna. Si scenda di categoria per cercarle entrambe, le due bolognesi, in una A2 che farebbe impazzire qualsiasi soggetto che negli ultimi dieci anni fosse vissuto su Urano. Non rischiassimo di essere troppo pro domo nostra, forse anche la televisione dovrebbe chiedersi se tante, tante partite di A2 non saranno molto più succose di faccende al piano superiore. Poi chiaro, si parla di 32 squadre ed una sola promozione, un atroce imbuto che difficilmente spingerà ad investimenti chi ha troppo margine di rischio. Però, dai: la A2 quest’anno è arrapante.
E poi ci sono le due bolognesi, in vesti talmente diverse l’una dall’altra da rendere qualsiasi pronostico un buttare la retina nel Pacifico e sperare che salti fuori una sirena. La Virtus è alla sua prima volta dopo una retrocessione: estate di nasi storti, una squadra costruita nemmeno tanto male e l’atavica polemica con la società per gli abbonamenti. Onestamente, si fosse andati dai tesserati dello scorso anno dicendo scusateci, vi dimezziamo il costo, sarebbe stato un bel gesto. Rien à faire, tutto qua. Però, al netto dell’incapacità di capire la psicologia dei tifosi, in Virtus non si è lavorato male. Ora, il problema sarà affrontare la palude della seconda categoria con calma e senza farsi prendere dal panico: potrà capitare di perdere con Chieti, o CasalPiacenza, o Ravenna, o comunque con piazze che fino a quattro mesi fa il virtussino medio nemmeno sapeva in che categoria fossero. Ecco, può capitare, e la cosa andrà metabolizzata senza pensare ad antiche nobiltà o inutili snobismi. E, se ci sarà tranquillità attorno a Ramagli, male non potrà essere.
La Fortitudo è una roba differente da quella che, dodici mesi fa, si arrabattava con la questione Drucker e con l’infortunio di Daniel. Finalista, vincitrice della Supercoppa, non potrà nascondersi. E, diamogliene atto, nessuno lo ha fatto: tutti puntano in alto, sapendo che una piazza da oltre 4000 abbonati eccetera meritano aspirazioni d’alto livello. Il problema sarà evitare che la pressione ricada sulla truppa, perché quest’anno certe sconfitte in trasferta non verranno accettate solo con qualche pane e acqua, e perché…. Mettiamo le cose in chiaro: lo scorso anno a marzo la Fortitudo era a rischio playoff e c’era, per dire, Imola terza. A questo marzo, con la Fortitudo all’ottavo posto e la Virtus terza, ci sarà la stessa serenità collettiva e capacità di attendere gli eventi? Forse sì, ma probabilmente no.
Comunque sia, avere entrambe le Bologna nella stessa categoria scalderà molto l’interesse della città. Ok, siamo d’accordo, piano inferiore eccetera. Però scommettete che da domenica nessuno in città si ricorderà che di A2 si tratta, e il gioco delle parti inizierà alla stragrande? E, in un mese, ci saremo anche dimenticati che esiste una serie A, in questo nostro sport?