I punti fermi dello Scudetto della Virtus Bologna
La Virtus Segafredo Bologna è campione d'Italia per la diciassettesima volta nella sua storia. Un trionfo netto, suggellato da un perentorio 3-0 nella serie finale contro una Germani Brescia mai doma ma costretta ad arrendersi alla superiorità della Virtus Segafredo Bologna. Questo scudetto, che interrompe un'attesa di quattro anni e tre finali perse consecutivamente, è il risultato di un percorso stagionale complesso, segnato da scelte coraggiose e dalla solidità di un gruppo che ha saputo ritrovarsi nel momento più importante. Diversi sono i punti focali su cui la squadra bianconera ha costruito questo successo.
La svolta in panchina: la cura Ivanović
Un momento cruciale della stagione della Virtus è senza dubbio il cambio di guida tecnica avvenuto a inizio dicembre. Dopo le dimissioni di Luca Banchi, la società ha affidato la squadra all'esperto e molto carismatico allenatore Duško Ivanović. Il tecnico montenegrino ha saputo imporre la sua filosofia di gioco, basata su grande intensità difensiva, rigore tattico e una forte mentalità vincente. La sua gestione ha rivitalizzato un gruppo che sembrava aver smarrito tutte le certezze, soprattutto parlando dei palcoscenici dell'Eurolega. Ivanović ha dato una identità precisa alla squadra, chiedendo e ottenendo il massimo da ogni singolo giocatore, dando maggior responsabilità ai veterani e valorizzando gli uomini a sua disposizione. La solidità e la tenuta mentale mostrate nei playoff sono il manifesto più evidente del suo lavoro, capace di trasformare le difficoltà in punti di forza.
La leadership dei veterani Shengelia e Belinelli
Nei momenti decisivi, sono stati i leader più attesi a prendere per mano la squadra. Tornike Shengelia si è confermato un giocatore di categoria superiore, dominando in lungo e in largo il campionato e i playoff. La sua prestazione in finale, per intensità, qualità tecnica e capacità di essere decisivo sui due lati del campo, è stata semplicemente monumentale, meritandogli il titolo di MVP delle finali. Al suo fianco, il capitano Marco Belinelli ha offerto l'ennesima dimostrazione della sua classe eterna e cristallina. Seppur con una carta d'identità che avanza infatti la sua pericolosità offensiva e la sua leadership carismatica sono rimaste un fattore decisivo insostituibile. Le sue bombe da tre hanno acceso la Segafredo Arena e spezzato le resistenze avversarie in momenti chiave, dimostrando ancora una volta di essere un campione senza tempo, intramontabile.
Prestazioni di questo livello, unite alla continuità di rendimento dei leader tecnici, sono spesso il punto di partenza anche per chi elabora le schedine pronte dei migliori analisti, che cercano di anticipare l’andamento delle partite partendo proprio dai protagonisti più affidabili e decisivi.
La solidità del collettivo e il cuore italiano
Se le stelle hanno brillato, lo scudetto è stato vinto grazie alla forza di un collettivo profondo e coeso. La difesa asfissiante, marchio di fabbrica della gestione Ivanović, ha avuto in Alessandro Pajola il suo interprete principale. L'energia e l'intelligenza tattica del playmaker della nazionale sono state un incubo per gli attacchi avversari per tutta la post-season. Daniel Hackett ha garantito esperienza e fosforo in regia, mentre la crescita di giocatori come Isaïa Cordinier ha fornito atletismo e punti preziosi. Un pensiero speciale va pure ad Achille Polonara, la battaglia personale che ha combattuto fuori dal campo ha unito ancora di più il gruppo, che ha lottato e vinto anche per lui, dedicandogli il trionfo in un toccante tributo di solidarietà e affetto.
Un percorso netto nei playoff
Dopo aver concluso la stagione regolare al primo posto, la Virtus ha affrontato i playoff con una determinazione feroce. Il percorso netto nella serie finale contro Brescia, vinta 3-0, è solo l'apice di una post-season dominata con autorità. Anche nelle semifinali contro i campioni uscenti dell'Olimpia Milano, la squadra ha dimostrato una superiorità tattica e fisica che ha spento tutte le ambizioni rivali. Questa cavalcata trionfale, senza mai concedere il fattore campo e chiudendo le serie senza bisogno di arrivare alla "bella", testimonia una maturità e una consapevolezza nei propri mezzi che hanno fatto la differenza, riportando lo scudetto sulla parte bianconera di Bologna, per la grande gioia e la passione dei suoi tifosi.