Coach Banchi a fine partita ha detto che non esiste uno “psicodramma” del terzo quarto. Però che la Virtus in questi playoff - e anche prima in stagione - abbia avuto problemi dopo l’intervallo lungo è un dato di fatto. Ieri Milano, dopo un ottimo primo tempo bianconero, ha ribaltato l’inerzia della partita con un 29-15, e in generale nelle ultime cinque partite il parziale recita 70-126.

A parte questo, che comunque è un dato di fatto inequivocabile, la Virtus ieri esce da gara 1 con grossi rimpianti e tanta rabbia, come dimostra il pugno di Marco Belinelli a una porta negli spogliatoi a fine partita. Nonostante il terzo quarto infatti nel finale la partita era stata rimessa sui binari giusti, e si poteva vincere. Nel finale di regolamentari l’unico go-to guy è stato Isaia Cordinier, che ha fatto tanto e disfatto qualcosa, con una schiacciata clamorosa e un appoggio sbagliato, ed è poi arrivato con un attimo di ritardo sulla tripla del pareggio di Napier. Milano, che non si è mai scomposta e ha giocato con gerarchie chiarissime, nel secondo tempo è stata molto brava a disinnescare Shengelia, e l’attacco bianconero si è trovato con poche alternative, a lungo solo Belinelli e Lundberg, che al rientro dopo 20 giorni è sembrato già in discrete condizioni. Tra l’altro, il capitano non ha giocato l’inizio del supplementare - dove Shields  l’ha decisa da campione vero quale è - ed è entrato solo a buoi già scappati. Una delle scelte poco comprensibili di ieri, così come quella di insistere a lungo con uno spento Dunston. Col senno di poi è certamente facile parlare, ma vedendo il contributo dato dall’ex Efes - il cui rendimento, assieme a quello di Hackett, rappresenta il principale problema di questo periodo - e il singolo minuto giocato da Dobric viene naturale chiedersi se Mickey non avrebbe fatto più comodo.

Si riparte domani, con il fattore campo ribaltato ma la speranza che la serie sia ancora lunga. Di sicuro la Segafredo è spalle al muro, domani vincere è un imperativo categorico.

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