Basket City al mare, 19/9/2025, ultimo episodio stagionale

Basket City al mare, 19/9/2025, ultimo episodio stagionale
E alla fine terminò anche quella estate, che Waimer aveva vissuto tra uragani che avevano colpito lì vicino, le critiche sul caro-lettini e su altri bagni che non facevano entrare giovani creaturine starnazzanti. Lui se ne fregava di tutto, mentre rimetteva nelle cabine gli ombrelloni, smadonnava contro i gabbiani che lo costringevano ogni anno a lavare davvero e non per finta, e chiudeva i lettini dove per tutta l'estate balene reggiane e fastidiosi lombardi avevano poltrito tra Bartezzaghi e drammi sui messaggi di Raoul Bova.
Aveva salutato il tifoso Virtussino. Che temeva un po' per le sue finanze, dato che tra campionato, Eurolega, abbonamenti tv e via discorrendo rischiava di far saltare le eredità familiari. Però alla fine la voglia di vedere i suoi giocatori era tanta: sapeva di essere un po' esigente, pronto a lamentarsi ad ogni palla persa da un suo giocatore fosse anche la terza azione della partita, ma era anche pronto a sostenerli in qualsiasi momento. Sperava che non ci fossero drammaticità societare e tope morte come nella stagione precedente, e i non sa nemmeno l'inglese chiusi in un archivio. Era curioso della nuova squadra, e si riprometteva di non brontolare almeno fino a metà stagione.
Aveva salutato il tifoso Fortitudino. Che aveva passato una estate a cercare di capire cosa gli dicessero tra le righe delle questioni tra correnti della società, e che avrebbe forse voluto una squadra con qualche nome più altisonante. Ma si fidava, si era abbonato come altri quattromila eccetera, ed era pronto a tifare, come si suol dire, nella gioia e nel dolore. Non era ipocrita, sapeva che i tempi dell'importante è che tu esista erano ormai passati, e sapeva che alla prima sconfitta la gente si sarebbe imbufalita perchè non capiva come fosse possibile che cotanta piazza languisse in una possibile mezza classifica di A2. Sapeva però che il suo ruolo era quello di stare sempre vicino a chi amava la sua squadra.
Bene. Waimer chiuse lo stabilimento, iniziò a fare il conto alla rovescia che lo avrebbe portato a cose che gli piacevano (due o tre sberle per difendere il Cesena, o andare a sciare in inverno), e pensò che tutto sommato se la era sfangata anche in quella estate. La prossima? Chissà.