(Foto Mauro Donati)
(Foto Mauro Donati)

Alvise Sarto è stato intervistato da Damiano Montanari su Stadio.
Un estratto delle sue parole.

I 32 punti a Pistoia sono stati la miglior prova in carriera? «Sul piano strettamente numerico, ho segnato 35 punti nel match con Avellino l'anno scorso, quando vestivo la maglia di Rieti».
Come valuta questi primi mesi in Fortitudo? «Sono stati molto intensi. Come squadra, abbiamo avuto alti e bassi. Personalmente, sono contento che il coach mi stia facendo giocare molto, mi dia tanta fiducia e mi corregga sempre: mi sembra tenga molto a me, anche durante la settimana».
E' arrivata la convocazione in Nazionale. Se l'aspettava? «Sono contento che il ct Banchi mi abbia chiamato per un raduno dedicato a giovani dal 1999 al 2005. Sono consapevole che potessi far parte di quel gruppo. Essere monitorato per quel progetto è un onore incredibile».
La Nazionale maggiore è un obiettivo? «Sarebbe una soddisfazione incredibile, ma bisogna essere realisti: in questo momento ci sono tantissimi giocatori nel mio ruolo che potrebbero essere chiamati prima di me. Di sicuro, lavoro duro anche per quello».
Cosa ha già e cosa ancora le manca per poter essere protagonista in A2? «Ho caratteristiche tecniche ben definite, che mi permettono di essere un tassello in una squadra importante come la Fortitudo. Devo lavorare molto sul piano difensivo lontano dalla palla e come presenza al rimbalzo: su questo coach Caja non transige. Mi sta stimolando tantissimo pure nell'ampliare il mio bagaglio tecnico: penso al gioco senza palla, alla capacità di rubare qualche canestro in più nei tagli, alla lettura in uscita dai blocchi, ad aggiungere qualche tiro dal palleggio».
Quest'anno che obiettivi reali può raggiungere la Fortitudo? «Questo è un campionato molto equilibrato e siamo solo a novembre. Abbiamo dimostrato di potercela giocare con tutte. Abbiamo battuto con grande distacco Scafati, abbiamo superato e limitato molto Verona, perdendo però con la rivelazione Pesaro e registrando due passi falsi con Roseto e Cremona. Serve tempo per vedere come si assesterà la classifica. Ne riparleremo più avanti».

Sente la pressione di avere raccolto l'eredità di due tiratori veterani come Aradori e Mian? «Un po' di pressione c'è sempre, essendo io una persona che ci tiene tantissimo. Conosco molto bene Aradori, la sua carriera a cosa ha fatto in Fortitudo. Per me è un onore che coach Caja e il club abbiano pensato a me per sostituirlo, anche se "sostituire" non è il verbo giusto, perché non mi posso paragonare a lui».
 

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