Basile: la Virtus è una squadra interessante e divertente. La Fortitudo c'è e ci sarà

Gianluca Basile è stato intervistato da Alessandro Gallo sul Resto del Carlino.
Un estratto delle sue parole.
La Nazionale. Partiamo da due punti. La nazionale è bella. E il secondo? Il mio amico Pozzecco non è fortunato. Pensavo che la fortuna non contasse e invece… Facciamo un buon mondiale. E finiamo per sbattere contro gli Stati Uniti. Stiamo disputando un bell'Europeo e becchiamo la Slovenia del fenomeno Doncic. Potevamo avere un incrocio migliore. Penso a me e alla Nazionale ai Giochi di Atene. Certo, battemmo la Lituania. Ma prima incrociammo Portorico. Un po' di fortuna non guasterebbe.
Già battuti? "No, perché il problema siamo noi". Possiamo vincere con chiunque. Ma possiamo perdere con tutti. Siamo molto legati al tiro da tre. Anche se Diouf, che mi piace tantissimo, ha movimenti importanti.
Ma con la Slovenia? "Siamo forti, siamo buoni e siamo tanti. Non c'è grande differenza, come in passato, tra i primi cinque e gli altri. Anzi, abbiamo dodici giocatori. Un problema per il Poz. Perché si gioca in 8-9. Non puoi giocare con dodici elementi per partita. Finora hanno pagato Procida e Gallinari, con pochi minuti. Ma è un'Italia che emoziona".
La Virtus? "Bella squadra, davvero. Soprattutto se Diouf e Niang sono quelli che stiamo ammirando. Squadra veloce, atletica, come piace a Ivanovic". Diouf, Niang e… "E Pajola. Ma non solo lui. Ripeto, Dusko ha costruito una squadra molto interessante e divertente".
Lei ha avuto Dusko come coach. "Sì, esigente, duro. Il talento con lui non basta. Devi correre. Adesso magari si è un po' ammorbidito perché sa che non poi correre sempre. E per farlo ha scelto tanti piccoli. Quando sono venuto a intervistare Belinelli abbiamo chiacchierato per un'ora. Con un microfono e due telecamere veniva uno spettacolo". Gli ho chiesto come fa, dopo tanti anni, a essere sempre sul pezzo". E lui? "Senza basket non può stare, me lo ha detto chiaro e tondo. Ma lo si vede, lo si percepisce. Ho rivisto lo stesso entusiasmo di quando mi allenava a Barcellona. Un po' più morbido. Ma solo un po'".
Virtus ancora tricolore? "C'è anche Milano. Poi il basket è legato agli episodi. A un certo punto la Virtus, pochi mesi fa sembrava sul punto di sfasciarsi. Allo scudetto credeva solo Ivanovic. Forse nemmeno lui. Poi, a un passo dall'eliminazione con Venezia, i miracoli di Shengelia che non doveva nemmeno giocare. La vicenda di Polonara. La Virtus è stata davvero brava a uscirne nel migliore dei modi. E a vincere con merito". Virtus da scudetto, insistiamo? "La struttura c'è. Ripetersi non è semplice. Ma è una bella squadra".
E in Europa? "Lì è tutto più complicato. Hai Panathinaikos, Olympiacos, Real Madrid, Barcellona, le turche. Arrivare tra le prime 8-10 sarebbe un bel risultato".
E la Fortitudo? "Vuole salire in serie A". Ce la farà? "Me lo auguro". Le piace? "Caja ha costruito la squadra come piace a lui. La Fortitudo c'è e ci sarà. Per salire bisogna fare i conti con le altre squadre che vogliono essere promosse. Penso a Verona, Pesaro, Brindisi, Rimini. Le rivali sono tante. I posti sono solo due. Allora spero nella spinta del pubblico. Il PalaDozza è fantastico. La Fossa ancora di più. E poi il derby a Bologna vale tanto.