nba camp
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(foto Euroleague)
(foto Euroleague)

L'ex CEO di Eurolega Jordi Bertomeu è stato intervistato da Roberto De Ponti sul Corriere della Sera.

Un estratto delle sue parole.

La Fiba si è attivata solo perché dopo 25 anni ha la possibilità di cancellare Eurolega. Non deve fare nulla, solo aspettare e vedere che cosa succede. Non è la Fiba il problema».

Sottinteso, il problema è la Nba.
«Non mi piace dirlo, ma è vero che negli ultimi 3 anni Eurolega ha avuto due Ceo, dopo 22 anni con uno soltanto. Così come è vero che non si capisce in che direzione stia andando Eurolega, ed è evidente a tutti che ci sono difficoltà interne fra i club».

E la Nba come si inserisce?
«Nba ha sentito l’odore del sangue e ha visto l’opportunità di prendersi un vantaggio. La debolezza di Eurolega, la sua mancanza di progetti, ha fatto sì che ci fossero le condizioni perché qualcuno potesse subentrare. Solo 5 anni fa questo scenario non era pensabile».

Di fatto Nba potrebbe scalzare Eurolega così come ha fatto 25 anni fa Eurolega con la Coppa Campioni?
«Attenzione: quella Coppa Campioni era la stessa da vent’anni. Un torneo in cui si giocavano poche partite. Era importante, ma non si vedeva un futuro: l’unica certezza era che si spendevano soldi».

Non che l’Eurolega non costi, per un club...
«I club qui sono soci, decidono come spendere e come reinvestire».

Per capirci: il Ceo di Eurolega Jordi Bertomeu avrebbe mai pensato di portare le Final Four ad Abu Dhabi?
«No. Precisiamo: non sono contrario a un’apertura ai mercati del Middle East, perché adesso tutti vanno in quella direzione, lì ci sono i soldi, ma guardate cosa fanno gli altri. Il calcio va a disputarci finali di tornei minori, Coppe o Supercoppe. Non ci giocano le finali del campionato. Portare lì le Final Four dell’Eurolega è molto rischioso: dal punto di vista del business sarà molto positivo, ma la bellezza, il valore delle Final Four non è tanto il business quanto l’esperienza. Le Final Four sono una festa, i tifosi creano un’atmosfera unica, anche negli Stati Uniti ci guardano con ammirazione. Portare il momento decisivo della stagione molto lontano da dove sono i nostri tifosi, ovvero i nostri clienti, è rischioso».

Torniamo alla Nba in Europa. Che cosa succede se due società storiche, come Real Madrid e Barcellona dovessero passare dall’altra parte?
«Non lo so, ma la chiave è l’unità del gruppo, che in Eurolega è stato il problema più grave negli ultimi tre anni. Ma credo che siamo ancora lontani da questo scenario. La realtà è che Nba e Fiba non hanno ancora detto nulla per quello che riguarda il progetto. Tanti “forse”, nessuna idea chiara e allora penso due cose: o il progetto non è ancora sviluppato, o non vogliono condividerlo con nessuno».

Qualche club di Eurolega sembra tentato dalla NBA
«Quando Eurolega ha chiesto ai club di estendere la licenza per 10 anni, Real, Barça, Fenerbahçe e Olimpiacos hanno detto no, noi aspettiamo. Ma attenzione: non hanno detto “aspettiamo la Nba”. Hanno detto: “aspettiamo di vedere che cosa accade. Il rischio è che tutti restino fermi, e sarebbe il problema più grave per il basket in Europa».

E se invece si muove la NBA
«Altri rischi. Primo: non sono sicuro che tutte le squadre che oggi sono in Eurolega interessino alla Nba. Balcani, Grecia, Turchia: siamo sicuri di voler perdere la loro passione? Secondo: la Nba in Europa diventerebbe una lega di sviluppo per gli Stati Uniti. In Africa la Nba è sbarcata da qualche anno ma nessuno ne parla. Il movimento non è cresciuto, ma gli americani intanto controllano tutti i talenti del continente. E in Europa sarebbe lo stesso».

I talenti europei vanno già nella Nba americana.
«Così come in tanti fanno il percorso contrario. E che gli mvp in America siano ormai sempre europei la dice lunga degli interessi di Nba sul nostro basket. Lo vogliono controllare».

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